TW: VIOLENZA
RICEVIAMO E DIFFONDIAMO LA LETTERA Dl DENUNCIA DA PARTE DELLX AMICX DEL RAGAZZO MORTO PRESSO L’OSPEDALE Dl VIZZOLO PREDABISSI IL 28 MAGGIO
“Stamattina i giornali hanno raccontato la morte del nostro amico, avvenuta il 28 sera. Dopo essersi presentato al pronto soccorso dell’ospedale di Vizzolo Predabissi in uno stato di fragilità mentale, ha subito uno stupro da parte di un altro paziente. Dopo aver riportato immediatamente l’accaduto allo staff è stato portato all’ospedale Mangiagalli, dove sono state confermate le lesioni compatibili con l’abuso. Successivamente, è stato portato nuovamente all’ospedale dove era avvenuta la violenza per un ricovero sociale, una misura d’emergenza per le persone che non hanno un luogo dove andare per essere al sicuro. Poco dopo, si è buttato dal quarto piano morendo sul colpo. Nonostante fosse un ragazzo trans i cui pronomi maschili erano chiaramente indicati sui suoi profili social, tutti i giornali l’hanno chiamato “donna” e l’hanno indicato con i suoi vecchi pronomi femminili. Abbiamo tante domande su quello che è successo: com’è potuto avvenire uno stupro in un luogo protetto come un ospedale? Perché a seguito di un evento traumatico e con un presente psichiatrico difficile e ben documentato, è stato lasciato solo in una stanza al quarto piano? Un ragazzo a 22 anni è morto solo e senza tutele, e anche dopo una fine tragica i giornalisti non si sono presi la briga di scoprire chi era lui veramente. Chiediamo che sia fatta luce sulle dinamiche della sua morte viste le tante incongruenze nelle narrazioni dei media, che i responsabili vengano puniti e che la sua memoria non venga calpestata da articoli transfobici e superficiali.”
Ciò che è accaduto è l’ennesima manifestazione della violenza sistemica che come soggettività trans, froc3 e donne viviamo ogni giorno sui nostri corpi.
Ancora una volta ci troviamo di fronte ad un episodio che mostra chiaramente la natura strutturale della violenza transfobica.
La violenza transfobica è violenza istituzionale e di stato: parliamo di quella agita dal personale medico sanitario e in generale da un sistema sanitario nazionale che, ancora una volta, si dimostra incapace di fornire supporto e tutela della chi ha subisce violenza di genere. Un sistema il cui unico compito sembra essere quello di agire in un’ottica di “riduzione del danno” piuttosto che agire preventivamente considerando anche e sopratutto le dinamiche sociali che stanno alla base delle richieste sociosanitarie.
Come se non bastasse, in seguito agli accertamenti sanitari svoltisi presso l’ospedale Mangiagalli, vogliamo ricordare, il ragazzo è stato riportato nello stessa struttura ospedaliera presso la quale aveva subito un abuso sessuale: in che modo possiamo sentirci sicur3 e tutelat3 se, nei luoghi in cui dovremmo trovare ascolto, libertà di autodeterminarci e tutela, diventano invece i luoghi in cui, ancora una volta, subiamo violenza?
A questo quadro si aggiunge, come sempre, una seconda ondata di violenza, quella perpetrata dai media e dai giornali che hanno cancellato l’identità del ragazzo definendolo“donna”. Ci sembra ovvio eppure forse occorre ribadirlo ma anche misgenderare e non rispettare i pronomi sono forme di violenza transfobica!
Siamo stanch3 e incazzat3 che le nostre vite vengano costantemente strumentalizzate e svuotate di significato per asservirle ad una propaganda machista e transfobica. Siamo stanch3 e incazzat3 difronte ad un sistema che non ci riconosce, che ci silenzia e che ci lascia costantemente ai margini.
I luoghi sicuri li fanno soggettività trans e froc3 e donne! Di fronte all’ennesima violenza sistemica non staremo zitt3!