Rainbow washing is for everyone

L’altro ieri, durante la giornata mondiale contro l’omobilesboatransfobia abbiamo assistito all’ennesimo tentativo di rainbow washing. La multinazionale Leonardo Spa, società pubblica italiana attiva nei settori della difesa, dell’aerospazio e della sicurezza, ha millantato il proprio supporto alla comunità LGBTIAPK+ pubblicando un post in cui si dichiara a sostegno dell’uguaglianza e del rispetto di e per tutt*. Peccato che dietro questa facciata di retoriche liberal e arcobaleni si nasconda il tredicesimo produttore mondiale – nonché secondo a livello europeo – di armi, impiegate nell’attuale genocidio in Palestina.

Come donn3, trans* e froc3 ci opponiamo a questo becero tentativo di rainbow washing. Condanniamo ogni pratica di strumentalizzazione e mercificazione delle nostre vite, lotte e rivendicazioni. Il rainbow e pink washing costanti operati da Israele e sostenitori rientrano in una strategia di comunicazione e rebranding figlia del sistema tardocapitalista. Da una parte Leonardo tinge i propri profili social di arcobaleno e Israele persegue le proprie pratiche di nation branding. Dall’altra assistiamo da settimane alla tragica invasione di Rafah, da decenni all’attuazione del progetto coloniale e genocida di Israele in Palestina. In una prospettiva di lotta che sia veramente intersezionale, ci ribelliamo a chi finanzia attivamente il genocidio in corso strumentalizzando i nostri corpi e le nostre soggettività non eterocisconformi come mezzi di arricchimento personale e di finanziamento all’industria della guerra.

Leonardo Spa non solo esporta armi in Israele ma vanta, in Israele, della propria presenza diretta. Questo primato vergognoso per l’Italia coinvolge direttamente anche le nostre università, in quanto al pari di altre industrie del comparto bellico-militare Leonardo collabora con numerosi atenei Italiani, tra cui l’Università di Bologna, creando un filo diretto di complicità tra i progetti a cui partecipano gli studentu, la filiera della guerra e i crimini di Israele.  Proprio per mettere fine una volta per tutte a questo tipo di accordi, nascono le campagne di boicottaggio accademico che abbiamo visto negli ultimi mesi crescere e diffondersi sempre di più a livello globale.

Il boicottaggio accademico – una battaglia che al di là delle singole rivendicazioni impone una decostruzione in termini decoloniali delle nostre università – ci mostra ancora una volta l’intersezionalita delle lotte:  ci mostra come la lotta al fianco della Palestina, a partire da quella portata avanti nei luoghi di produzione del sapere, vada di pari passo con la lotta per l’interruzione di ogni legame con chi – nel trarre profitto da morte e distruzione – si appropria e strumentalizza le battaglie e le rivendicazioni queer, svuotandole del loro portato politico e rivoluzionario.

Contro ogni forma di rainbow washing e contro ogni complicità con l’entità sionista, noi froc3 sappiamo bene da che parte stare: Palestina libera dal fiume fino al mare!